27° domenica del T.O. anno B
3 ottobre 2021
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♫ Canto: O Gesù Maestro (265)
Guida: In questo tempo di pandemia, il Signore spinge la missione della Chiesa che sia “sacramento di cura”. Eleviamo con l’umanità e per essa il grido di aiuto a Dio Creatore e Padre perché lui stesso in Gesù Cristo si prenda cura di ognuno di noi. Il suo amore guarisca le nostre ferite, faccia cessare le guerre, muova i cuori al perdono e alla pace nella giustizia.
In questa prima domenica del mese di ottobre, dedicato a Gesù Divino Maestro, preghiamo in particolare
per il Consiglio d’istituto che inizia oggi con svolgimento online;
per l’apertura del Sinodo della chiesa italiana il 10 ottobre.
Che possiamo anche noi, per la misericordia di Dio, come ci esorta san Paolo, offrire i nostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il nostro culto spirituale. Non ci vogliamo conformare alla mentalità di questo secolo, ma vogliamo trasformarci rinnovando la nostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto.
♫Canto: tu Signore doni la gioia (398 dalla seconda strofa)
* Si possono inserire alcune intenzioni dell’Offertorio paolino (pag. 40-41)
* Ci poniamo all’ascolto del Vangelo
♫ Alleluia
Lettore: Dal Vangelo secondo Marco (Mc 10,2-16)
In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla».
Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall'inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».
Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.
♫Alleluia
* Per l’approfondimento
Lettore: Quanto Papa Francesco ha detto oggi all’Angelus
Nel Vangelo della Liturgia di oggi vediamo una reazione di Gesù piuttosto insolita: si indigna. E quello che più sorprende è che la sua indignazione non è causata dai farisei che lo mettono alla prova con domande sulla liceità del divorzio, ma dai suoi discepoli che, per proteggerlo dalla ressa della gente, rimproverano alcuni bambini che vengono portati da Gesù. In altre parole, il Signore non si sdegna con chi discute con Lui, ma con chi, per sollevarlo dalla fatica, allontana da Lui i bambini. Perché? È una bella domanda: perché il Signore fa questo?
Ci ricordiamo – era il Vangelo di due domeniche fa – che Gesù, compiendo il gesto di abbracciare un bambino, si era identificato con i piccoli: aveva insegnato che proprio i piccoli, cioè coloro che dipendono dagli altri, che hanno bisogno e non possono restituire, vanno serviti per primi (cfr Mc 9,35-37). Chi cerca Dio lo trova lì, nei piccoli, nei bisognosi: bisognosi non solo di beni, ma di cura e di conforto, come i malati, gli umiliati, i prigionieri, gli immigrati, i carcerati. Lì c’è Lui: nei piccoli. Ecco perché Gesù si indigna: ogni affronto fatto a un piccolo, a un povero, a un bambino, a un indifeso, è fatto a Lui.
Oggi il Signore riprende questo insegnamento e lo completa. Infatti aggiunge: «Chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso» (Mc 10,15). Ecco la novità: il discepolo non deve solo servire i piccoli, ma riconoscersi lui stesso piccolo. E ognuno di noi, si riconosce piccolo davanti a Dio? Pensiamoci, ci aiuterà. Sapersi piccoli, sapersi bisognosi di salvezza, è indispensabile per accogliere il Signore. È il primo passo per aprirci a Lui. Spesso, però, ce ne dimentichiamo. Nella prosperità, nel benessere, abbiamo l’illusione di essere autosufficienti, di bastare a noi stessi, di non aver bisogno di Dio. Fratelli e sorelle, questo è un inganno, perché ognuno di noi è un essere bisognoso, un piccolo. Dobbiamo cercare la nostra propria piccolezza e riconoscerla. E lì troveremo Gesù.
Nella vita riconoscersi piccoli è un punto di partenza per diventare grandi. Se ci pensiamo, cresciamo non tanto in base ai successi e alle cose che abbiamo, ma soprattutto nei momenti di lotta e di fragilità. Lì, nel bisogno, maturiamo; lì apriamo il cuore a Dio, agli altri, al senso della vita. Apriamo gli occhi agli altri. Apriamo gli occhi, quando siamo piccoli, al vero senso della vita. Quando ci sentiamo piccoli di fronte a un problema, piccoli di fronte a una croce, a una malattia, quando proviamo fatica e solitudine, non scoraggiamoci. Sta cadendo la maschera della superficialità e sta riemergendo la nostra radicale fragilità: è la nostra base comune, il nostro tesoro, perché con Dio le fragilità non sono ostacoli, ma opportunità. Una bella preghiera sarebbe questa: “Signore, guarda le mie fragilità…” ed elencarle davanti a Lui. Questo è un buon atteggiamento davanti a Dio.
Infatti, proprio nella fragilità scopriamo quanto Dio si prende cura di noi. Il Vangelo oggi dice che Gesù è tenerissimo con i piccoli: «prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro» (v. 16). Le contrarietà, le situazioni che rivelano la nostra fragilità sono occasioni privilegiate per fare esperienza del suo amore. Lo sa bene chi prega con perseveranza: nei momenti bui o di solitudine, la tenerezza di Dio verso di noi si fa – per così dire – ancora più presente. Quando noi siamo piccoli, la tenerezza di Dio la sentiamo di più. Questa tenerezza ci dà pace, questa tenerezza ci fa crescere, perché Dio si avvicina col suo modo, che è vicinanza, compassione e tenerezza. E quando noi ci sentiamo poca cosa, cioè piccoli, per qualsiasi motivo, il Signore si avvicina di più, lo sentiamo più vicino. Ci dà pace, ci fa crescere. Nella preghiera il Signore ci stringe a sé, come un papà col suo bambino. Così diventiamo grandi: non nell’illusoria pretesa della nostra autosufficienza – questo non fa grande nessuno – ma nella fortezza di riporre nel Padre ogni speranza. Proprio come fanno i piccoli, fanno così.
Chiediamo oggi alla Vergine Maria una grazia grande, quella della piccolezza: essere bambini che si fidano del Padre, certi che Lui non manca di prendersi cura di noi.
♫ Canto: L’amor di Dio (188)
Pausa di silenzio
Lettore: La parola di Papa Francesco sulla sinodalità
La sinodalità esprime la natura della Chiesa, la sua forma, il suo stile, la sua missione. … Il libro degli Atti è la storia di un cammino che parte da Gerusalemme e, attraversando la Samaria e la Giudea, proseguendo nelle regioni della Siria e dell’Asia Minore e quindi nella Grecia, si conclude a Roma. Questa strada racconta la storia in cui camminano insieme la Parola di Dio e le persone che a quella Parola rivolgono l’attenzione e fede. La Parola di Dio cammina con noi.
Tutti sono protagonisti, nessuno può essere considerato semplice comparsa. Quella storia ci insegna che stare fermi non può essere una buona condizione per la Chiesa. E il movimento è conseguenza della docilità allo Spirito Santo, che è il regista di questa storia in cui tutti sono protagonisti inquieti, mai fermi. Quando la Chiesa si ferma, non è più Chiesa, ma una bella associazione pia perché ingabbia lo Spirito Santo. … Ermeneutica pellegrina che sa custodire il cammino incominciato negli Atti degli Apostoli. Diversamente si umilierebbe lo Spirito Santo. La fedeltà alla tradizione non consiste nell’adorare le ceneri ma nel custodire il fuoco. Io domando a voi: “Prima di incominciare questo cammino sinodale, a che cosa siete più inclini: a custodire le ceneri della Chiesa, cioè della vostra associazione, del vostro gruppo, o a custodire il fuoco? Siete più inclini ad adorare le vostre cose, che vi chiudono – io sono di Pietro, io sono di Paolo, io sono di questa associazione, voi dell’altra, io sono prete, io sono Vescovo – o vi sentite chiamati a custodire il fuoco dello Spirito?
Il Sinodo è anche fare spazio al dialogo sulle nostre miserie, le miserie che ho io come Vescovo vostro, le miserie che hanno i Vescovi ausiliari, le miserie che hanno i preti e i laici e quelli che appartengono alle associazioni; prendere tutta questa miseria! Ma se noi non includiamo i miserabili – tra virgolette – della società, quelli scartati, mai potremo farci carico delle nostre miserie. E questo è importante: che nel dialogo possano emergere le proprie miserie, senza giustificazioni. Non abbiate paura! Bisogna sentirsi parte di un unico grande popolo destinatario delle divine promesse, aperte a un futuro che attende che ognuno possa partecipare al banchetto preparato da Dio per tutti i popoli (Is 25,6). … Sono venuto qui per incoraggiarvi a prendere sul serio questo processo sinodale e a dirvi che lo Spirito Santo ha bisogno di voi. E questo è vero: lo Spirito Santo ha bisogno di noi. Ascoltatelo ascoltandovi. (Papa Francesco, 18 settembre 2021)
♫Canto: Salga a te Signore (332)
Esame di coscienza
Pausa di silenzio
Guida:
Signore, che accogli ogni persona che si affida alla tua misericordia, abbi pietà di noi.
♫Kýrie, eléison.
Signore, che non sei venuto a condannare, ma a perdonare, abbi pietà di noi.
♫Kýrie, eléison.
Signore, che fai festa per ogni peccatore pentito, abbi pietà di noi.
♫Kýrie, eléison.
Signore, che perdoni molto a chi molto ama, abbi pietà di noi.
♫Kýrie, eléison.
Guida: Contempliamo con Maria il mistero dell’Incarnazione: il Figlio di Dio, Verbo del Padre, «per cui tutto fu fatto quanto fu fatto» (Gv 1, 3) nell'ordine della creazione, assume l'umana natura; egli stesso diventa uomo, pur di potere dell'uomo e dell'umanità intera essere il redentore, il salvatore, l’unico Maestro.
Tutti: “Amabilissima Regina del cielo e della terra, figlia prediletta del Padre, eccelsa madre del divin Figlio, sposa gloriosa dello Spirito Santo, io venero e lodo quel privilegio unico al mondo, per cui, piacendo al Signore nella tua umiltà e fede, conservando la più illibata verginità, divenisti la grande madre del divin Salvatore, nostro Maestro, luce vera del mondo, sapienza increata, fonte di ogni verità e primo apostolo della verità. Hai dato al mondo a leggere il libro: il Verbo eterno” (dalla coroncina alla Regina degli Apostoli).
* Padre nostro …, 10 Ave, Maria…
♫Canto: Lo Spirito del Signore (210)